Una linea di abiti solo per disabili, la sfida per una moda accessibile
Probabilmente non è tra le prime cose che balzano alla mente, quando si pensa alle difficoltà quotidiane che i disabili devono affrontare; ma vestirsi può essere un’operazione complicata per chi è costretto su una sedia a rotelle. Colpa del taglio degli abiti, pensati esclusivamente per quanti possono stare in piedi sulle proprie gambe; quando in realtà basterebbe qualche minima modifica per rendere “accessibile” qualunque capo, a partire dai jeans fino agli abiti da sera. L’industria della moda, però, sembra non volerne sapere di esplorare quel tipo di mercato: così, nella città Piemontese di Vercelli, c’è stato chi, stufo d’aspettare, si è deciso a procedere in proprio.
Ernesto Simionato, classe 1944, è un ex sarto professionista, ora insegnante in un istituto professionale con disabilità. A sua volta disabile dalla nascita, l’anno scorso Simionato si è deciso a rientrare nel suo vecchio laboratorio, per brevettare una linea d’abbigliamento espressamente ideata per quanti devono vestirsi stando su una sedia a rotelle: “si è trattato di eseguire alcune semplici modifiche nel taglio delle stoffe e nel posizionamento delle cerniere” spiega. “Sono accorgimenti davvero minimi, che non cambiano affatto la linea del capo; ma che permettono invece di vestirsi in autonomia anche da seduti”. I prototipi realizzati Simionato li ha proposti ad alcune aziende di moda, per saggiarne l’eventuale interesse verso una produzione in serie. Ma il settore, per adesso, non pare proprio interessato ad aprirsi al mercato dei disabili: che pure, nella sola Europa, potrebbe contare su un bacino di diverse decine di milioni di consumatori.
Così, il sarto ha deciso di procedere autonomamente. Si è rivolto al Mip (sigla che sta per “Mettersi in proprio”) lo sportello provinciale della città di Torino che aiuta le nuove imprese lungo la fase di nascita e posizionamento sul mercato. Un ulteriore patrocinio è arrivato dalla Consulta per le persone in difficoltà, una Onlus che da una ventina d’anni si occupa di accessibilità e diritti dei disabili: è a loro che ha consegnato un questionario che nelle prossime settimane verrà recapitato ad associati e partner dell’ente. Simionato vi ha compilato una decina di semplici quesiti a risposta multipla (“incontri difficoltà nel vestirti”?, ““Dove acquisiti i capi d’abbigliamento e dove preferiresti acquistarli?”) che serviranno ad avere un’idea quanto più ampia possibile circa le esigenze e le difficoltà incontrate dai disabili nella vestizione quotidiana. “In base alle risposte ottenute – dichiara – realizzeremo una linea d’abbigliamento su misura, che speriamo di produrre e distribuire in proprio”.
Secondo Gabriele Piovano, consigliere Cpd che già in passato si era occupato del tema, quello dell’abbigliamento è allo stesso tempo tra i problemi più ricorrenti e taciuti nella vita dei disabili motori. “Questo – spiega – accade perché ognuno finisce per arrangiarsi come può. Alcuni commissionano a sartorie di fiducia delle modifiche molto simili a quelle realizzate da Simionato. La maggior parte di noi, però, si rassegna a una vita di sciatteria: non è raro vedere disabili presentarsi in tuta a convegni o cerimonie, dal momento che indossare un abito da sera a volte risulta virtualmente impossibile, senza l’aiuto di qualcuno. E farsi vestire è quanto di più umiliante si possa immaginare per una persona adulta; visto che, di fatto, basterebbe qualche semplice accorgimento nel taglio dei capi, per poterli indossare in autonomia. I prototipi che Ernesto Simionato ci ha mostrato hanno proprio questo di bello: per quanto semplici di mettere, restano comunque abiti di sartoria, realizzati con stoffe e linee di pregio”. Del resto, siamo italiani: il diritto all’eleganza non può essere negato a nessuno. Disabile o meno che sia. (ams)